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admin 01-09-2022 01:21 AM

ASIA E IL GALEOTTO al Parco
 
ASIA E IL GALEOTTO al ParcoQuella domenica mi alzai molto presto per studiare. L?esame era vicino e il prof. un vecchio stronzo, sadico ed inavvicinabile. Non avrei mai potuto raggiungerlo nel suo studio e, con la scusa di chiedergli qualche delucidazione su alcuni argomenti, offrirgli le mie prestazioni di bocca per superare l?esame o di culo per prendere pure un buon voto. Mi resi conto, tuttavia, che ero proprio indietro col programma e che non sarei mai riuscita a studiarlo tutto. Era inutile continuare a far finta di studiare. Ma non avevo sonno e non sarei tornata a letto. Provai ad entrare nella camera del mio coinquilino cui, molto spesso, avevo fatto qualche succosa pompa approfittando dell?erezione mattutina. Ma era nel letto in compagnia di una ragazza e desistetti.Decisi allora di indossare la tuta aderente le autoreggenti ed il perizoma mi sentivo gia una femmina e avevo gia avuto svariate esperienze da gran troia avevo i capelli lunghi ed ero gia segretamente corteggiata ed importunata per strada pur non essendo a tutti gli effetti ancora una transessuale, ero decida ad andare a fare una bella corsa al parco. Sicuramente un po? di sport mi avrebbe caricato e, forse, avrei trovato la concentrazione adatta. Non che mi servisse la corsa, avevo un bel fisichetto e un culetto stupendo che attirava l?attenzione di tutti i porci maiali, anche etero che, di fronte alle mie chiappette sode e lisce, subivano un repentino processo di conversione.Faceva molto freddo ma non mi scoraggiai. Giunta al parco cominciai la mia marcia lungo tutto il perimetro ellittico di quella distesa di verde . C?erano altre due persone che facevano footing ma per il resto quel luogo era deserto. Mi sembrava un paradiso. Giunto all?estremità del punto da cui ero partita notai un ragazzo che annaffiava alcune aiuole. Notai subito dei pantaloni larghi e verdi ed una maglia in pile arancione. Era di spalle, ma il mio infallibile sesto senso mi fece capire che si trattava di un bel ragazzo. Alto, moro e con le spalle larghe. Nel ripercorrere il tragitto che mi avrebbe riportato al luogo dove avevo visto quel tipo, fantasticai molto su come potesse essere di viso. L?attesa di quei quasi quindici minuti valse la visione che ebbi quando me lo trovai di fronte. Il moretto era decisamente bello, un volto spigoloso, barba incolta, sguardo da duro. A primo acchito lo associai ad un delinquente costretto a svolgere dei servizi sociali per scontare la pena inflittagli per qualche reato. Probabilmente mi attardai un po? troppo nel fissarlo, tuttavia neanche lui distolse lo sguardo dal mio. I successivi dieci minuti del mio giro intorno al parco furono impegnati in pensieri decisamente sconci. Immaginavo il suo cazzo, i suoi modi di fare grezzi e virulenti, la sua volgarità. Già mi vedevo a pecora a prendermi la sua mazza tutta nel culo.Mi venne duro e decisi di andare nei bagni pubblici del parco a spararmi una bella sega fantasticando su quel manzo.Entrai nell?antibagno dal quale, attraverso due porte poste una di fronte all?altra si accedeva al bagno degli uomini e a quello delle donne. In ogni bagno c?erano tre orinatoi e tre cabine con i vasi. Entrai nella prima cabina e chiusi la porta. Lo tirai subito fuori spostando il perizoma e cominciai a segarmi, immaginando la dotazione di quel bel maschione che innaffiava le piante, il suo corpo maschio, il suo profumo virile. Peraltro, le varie scritte sui muri di froci in cerca di cazzi, di maschi bsx pronti a farsi violentare mi eccitò in maniera smisurata. Nella foga dell?eccitazione non feci caso ad un rumore che si sentì nel bagno, ma continuai con la mia sega. Sborrai dopo un po? schizzando il mio sperma sul muretto dietro al cesso. Quando mi ripresi aprii gli occhi e sollevai la testa in alto, come gesto liberatorio. A quel punto vidi che dall?alto il giardiniere del parco mi guardava sogghignando. I gabinetti erano comunicanti ed evidentemente lui , messosi in piedi sul vaso della cabina adiacente, si era goduto tutta la scena. «Adesso pulisci tu brutto segaiolo di merda?»«Mi scusi, mi scusi» dissi, infilando il mio cazzo ancora barzotto nei pantaloni della tuta. Feci per uscire dal bagno ma lui, più veloce di me, sbarrò con un braccio la porta che dava all?antibagno. Con l?altra mano notai che si toccava l?uccello e già con i pantaloni larghi la grossa forma che prendeva vita lasciava ben sperare. Non era possibile che succedesse una cosa del genere. Sicuramente la mia troiaggine mi induceva ad interpretare in maniera falsata ciò che accadeva. Essere in un cesso pubblico, con un figo rozzo e iper virile che pare voglia sfondarti, accade solo nei migliori film porno. Ma il giardiniere del parco chiuse velocemente la porta del bagno e si toccò ancora con più forza il pacco.«Non credo viene nessuno di prima mattina ma meglio chiudere la porta che non voglio essere disturbato».Come molti di voi sapranno, una vera troia, come lo ero io, benché affamata di cazzo, deve sempre e comunque recitare la scena di quella riluttante. Questo eccita ancora di più il toro che si ha di fronte che, in questo modo, sprigiona tutta la sua forza e potenza. «Senta mi scusi devo andare».«Hai sborrato tu e ora voglio sborrare io».«Senta davvero mi lasci andare?» il mio tono era supplichevole ma, dopo anni di esperienza, riuscivo ad introdurvi anche un?intonazione maliziosa percepibile solo dai veri porci. E colui che avevo di fronte doveva proprio esserlo.«Si si tra un po? te ne vai, ma prima mi devi far sborrare?»«Senta forse ha frainteso, scusi per quello che ha visto, ma voglio essere lasciata in pace?»«Senti frocio di merda, prima mi hai mangiato con gli occhi ? si vede che ti piacciono i cazzi, ce l?hai scritto in fronte. O mi fai sborrare o ti faccio pulire tutto quello schifo che hai sborrato con la lingua».D?improvviso mi afferrò i capelli, tirandomeli, e mi spinse in ginocchio di fronte a quel pacco che esplodeva sotto i pantaloni.Mi inginocchiai e, mentre lui mi spingeva la testa sul suo cazzo ormai duro, io tentavo le ultime (false) resistenze girandomi ora da una parte, ora dall?altra, in modo da sentire quel palo d?acciaio sulle mie guance. In realtà il mio cuore batteva forte per la gioia e la fortuna inattesa. Certamente un po? di paura la provavo; in fondo non sapevo chi avessi davanti, avrebbe potuto essere un malintenzionato, un violento. Ma che dire? In queste occasioni la paura mi rende ancora più troia e remissiva.Così, mentre mi teneva per i capelli, si sbottonò quei larghi pantaloni che vennero giù di colpo. Mi ritrovai di fronte a degli slip grigi che non riuscivano più a contenere quel cazzone enorme già duro e sacrificato in alto a sinistra. La cappella usciva possente e lucida dall?elastico delle mutande. Ero impressionata dalle dimensioni. Per un attimo pensai che quel giorno avrei dovuto giocare al superenalotto, era proprio il mio giorno fortunata. Per di più al di sopra degli slip si sviluppava un folto pelo nero che si perdeva sotto il maglione. Anche le gambe erano pelose e muscolose. Era giunto il momento di tentare il colpo di grazia.«La prego faccio tutto quello che vuole, ma non mi faccia male?» Per gli esperti questa frase vuol significare: ? fa? di me quel che più ti piace?.«Dai non fare la timida che si vede che sei una troia?, come ti chiami?» Mentre mi faceva questa domanda, sempre tenendomi per i capelli, con la mano libera si abbassò le mutande e quel cazzo precipitò violento, forte, maschio, sulla mia faccia, come un colpo di frusta inatteso (ma gradito).Non avrei potuto ancora per molto recitare la parte della vergine ingenua. Quella situazione stava spegnendo tutti i miei neuroni. Di lì a poco della brillante studente universitaria, seria e colta, sarebbe rimasto ben poco. Al suo posto ci sarebbe stata la regina delle troie. «Allora troietta come ti chiami?»«ASIA signore? » e aprii la bocca. Non fu casuale. Darmi un nome femminile, chiamarlo signore e aprire la bocca volevano significare il mio completo abbandono alla sua autorità, ai suoi capricci sessuali. Speravo solo non mi deludesse.«Ah lo vedi che sei una puttana allora Asia? lo vuoi il mio cazzo?»«Mmm siii?»cercai la cappella per ingoiarlo tutto, ma lo stronzo ci sapeva fare.«E no, frocio, dopo te lo ficco tutto in bocca, ma prima mi devi far eccitare. Sempre tenendomi per capelli, si mosse per andare nella cabina dove avevo sborrato. Feci per rimettermi in piedi ma mi fermò: «cazzo fai finocchia, le troie camminano a quattro zampe. Così lo seguii. Abbassò la tavoletta del cesso e si sedette sopra, a gambe aperte, per quanto i pantaloni alle caviglie potessero permetterlo.Ero di nuovo in ginocchio davanti a lui. Contemplai le sue palle, davvero grosse, e una foresta di peli che si perdeva all?inizio del suo culo. Chissà come doveva essere peloso. Lo volevo.«Spogliati cagna»«Ma fa freddo signore?»Fu un attimo. Mi riprese per capelli e con l?altra mano mi tirò uno schiaffo.«Muoviti frocio o giuro che ti ammazzo di botte». Il tono non ammetteva repliche. Tremante di freddo mi denudai completamente dalla tuta e rimasi con il mio intimo femminile. «Mamma che corpo liscio, sei nato proprio frocio vero?»«Si signore?»«Levami le scarpe troia».In ginocchio e intirizzita gli levai gli scarponi. Sentii un profumo di piedi sudati che mi fece perdere il controllo. Li portai al viso e cominciai ad annusarli come un cane.Li tenevo dalle caviglie in modo tale che il palmo mi coprisse letteralmente il viso. Sentivo i calzini umidi sul viso e quello stato di soggezione completa me lo fece tornare duro. «Ma che cagna schifosa, ti piacciono pure i piedi. E poi dici che non sei frocio. Fai proprio schifo ?» e mi sputò in faccia. Lasciai che la saliva colasse sulla guancia e tirai fuori la lingua per raccoglierla. Questo mio essere così vacca dovette infoiarlo oltre ogni limite. Ma non mi interessava. Aiutandosi coi piedi si levò i pantaloni in modo da essere libero.«Dai recchione toglimi le calze che ti accontento io, brutta puttana di merda».Gli levai i calzini di spugna e mi ritrovai dei piedi dall?odore molto intenso, ma non nauseabondo (almeno per me). Senza troppe cerimonie mi forzò la bocca con un piede e io la aprii facendolo entrare il più possibile. Cominciò a spingerlo più dentro, facendomi male. Io lo presi con le mani, in modo da controllarne il movimento e cominciai il mio lavoro con la lingua, passandogliela tra le dita. Dovette gradire molto il trattamento. Intanto aveva posato l?altro piede a terra e dopo qualche minuto me lo porse perché gli leccassi quello. Feci scorrere la mia lingua sul dorso di quel quarantasei peloso, ma lo stronzo disse:«Puttana leccamelo sotto»«Ma signore stava a terra?»«Un secondo, violento, ceffone mi azzittì completamente e mi fece capire che non avrei dovuto assolutamente obiettare ad alcunché ».Non persi tempo ed eseguii al meglio il suo ordine.Di tanto in tanto vedevo il suo cazzo enorme svettare verso l?alto. Tra la mia bocca e lui c?erano soltanto due gambe pelose e muscolose, come un percorso da percorrere prima dell?agognato trofeo. Se lo menava con la mano e temevo che avrebbe sborrato così. Ma non avevo compreso bene che quello che avevo di fronte era uno stronzo scopatore almeno quanto io ero una troia.«Dai frocio vieni a succhiarmi il cazzo». Divaricò le gambe ed io cominciai la mia ascesa verso quel totem di carne pulsante. Percorsi una gamba con la lingua. L?attrito dei peli era un incentivo alla mia totale remissività nei suoi confronti. Avendomi lasciato carta bianca cominiciai dai coglioni: due bocce ricoperte di pelo. Inizialmente glieli leccai adagiandoli sulla mia lingua. Li tirai in bocca e premetti leggermente per dargli piacere. Il suo ?Ah, si ?? confermò che stavo facendo un lavoro gradito. Avvertii un odore pungente delle sue parti intime. Non doveva essere un tipo pulitissimo, ma ciò lo rendeva ancora più desiderabile. Le narici, infatti, si abituano presto e con assoluta maestria continuai a giocare con i le sue palle. Le afferravo tra il pollice e l?indice come se fossero un anello e mordicchiavo delicatamente quei succulenti testicoli. Poi cominciai a leccare la folta foresta che dai coglioni porta al culo. Si sisetemò in modo tale da facilitarmi il compito. Muovevo la mia lingua sapientemente cercando lo spacco delle sue chiappe, ma era seduto e non potevo andare oltre. Decisi allora di ritirare il mio premio e risalii lungo la sua asta. Era davvero un cazzo imponente. Lungo, spesso e venoso, aveva una cappella di un diametro superiore a quello della mazza, da formare un signor fungo. «Dai frocio succhiami il cazzo che poi ti sborro in bocca».Non esitai oltre. Allargai la bocca più che potevo per ingoiarlo tutto. Non fu facile ma solo una troia navigata come me sa come farsi arrivare in gola un cazzo di tali dimensioni. Come ogni cosa, ci vuole solo tanta pratica. Facevo su e giù con la testa succhiando con maggiore forza quando la bocca era sulla cappella, per poi tornare giù facendomelo finire in gola. Con una mano accompagnavo il mio movimento, con l?altra accarezzavo, pizzicavo, sfioravo i suoi coglioni per offrirgli il miglior trattamento possibile.«dai cazzo come succhi bene? mmm si? brutta puttana? e dici che non sei frocio? tu sei nato con la voglia di cazzo? figlio di puttana rottinculo?» .Mentre continuavo il mio strepitoso bocchino, il giardiniere del parco continuava a mugolare di piacere ed offendermi con frasi oscene e volgari. Ma questo non faceva altro che incoraggiarmi e a spingermi oltre le barriere della morale comune. Purtroppo è così. Ci sono situazioni che da lucido non sognerei neanche di fare, ma quando ho un cazzo in bocca (di quelle dimensioni poi!) un maschio così rozzo e peloso, nulla mi sembra improponibile. Aumentai, quindi, il ritmo del mio pompino, stando attento al momento in cui avrei sentito le sue vene pulsare. Non volevo che sborrasse ancora, era troppo gustoso quel cazzo per finire tutto così presto. «vai bastardo pezzo di merda? succhia succhia? chi ti ha insegnato a succhiare tua madre? Eh dimmelo dimmelo ?» Mi prese di nuovo per i capelli e mi allontanò dal suo cazzo per guardarmi in volto in attesa di una risposta.«Allora? Dimmi frocio ricchione chi ti ha insegnato a succhiare così, quella puttana di tua madre no?»«Si, signore.. » risposi forzandomi per tornare di nuovo su quel cazzo. Ma mi fermò.«Dimmelo tu troia? chi ti ha insegnato a succhiare così?» Avevo capito il gioco e le perversioni di quello stronzo. Non ero solita coinvolgere nelle mie porcate i parenti, ma la situazione lo richiedeva e non avrei mai perso un cazzo del genere per stupidi principi morali. Come ho detto prima, quando sono sotto l?effetto di un maschio simile (che per me è meglio di ogni genere di droga) la mia troiaggine mi spinge a superare di molto il limite della decenza. A volte me ne sono trovata pentita, ma la vita è una e non possiamo fermare i nostri istinti: prima o poi vengono fuori.«Mi ha insegnato quella puttana di mia madre ?» risposi per accontentarlo.Ma io volevo che fossi il migliore, che anche lui si spingesse oltre con me. Per ciò continuai:«ogni volta che mio padre andava a lavoro faceva venire tanti maschi a casa che se la scopavano mi faceva mettere il suo intimo e mi legava i capelli stile l****a e io l?aiutavo». «Che frocio di merda, mi fai quasi schifo ? » e mi sputò nuovamente. Aprii la bocca perché volevo mi sputasse in bocca. Lui allora avvicinò le sue labbra alle mie e lasciò cadere la saliva per evitare che con uno sputo andasse fuori. Che buon sapore che aveva. Un retrogusto di tabacco e virilità. Aprii ancora qualche volta la bocca e mi accontentò.«Mo basta frocio, succhiami il cazzo».Stavolta fu lui a dirigere il gioco. Si mise in piedi e mi teneva ferma la testa. Capii che voleva scoparmi la bocca come fosse una figa. Gli afferrai le chiappe e lo spinsi verso la gola per far capire ch ero pronta al trattamento. Fu allora che mi resi conto della sodezza del suo culo. Che maschio mi era capitato. Cominciò a stantuffarmi la bocca e, benché anni e anni di esperienza mi avessero insegnato a controllare i conati e regolare il respiro col naso, la sua irruenza e le sue dimensioni mi misero a dura prova. Per fortuna ho un talento innato e non guastai neanche per un secondo il suo ritmo. Era sorprendente come, nonostante la foga con cui mi stesse fottendo la bocca riusciva a parlare, se pur con affanno:«prendi frocio, ingoia tutto sto cazzo; chissà tua madre che bocchini fa se la figlia è così brava; che rottinculo di merda; sai quanti froci mi so fatto in galera? Ma nessuno era brava come te?» Avevo ragione, mi stava scopando un ex galeotto. Andò avanti così per dieci minuti abbondanti, la mandibola cominciava a dolermi. Ma il giardiniere non accennava a diminuire. Io, intanto, riuscivo a lavorarlo di lingua quando me lo infilava in bocca, seppur velocemente in quella scopata da toro.Aspettai altri 5 minuti quando percepii le vene del suo cazzo indurirsi sempre di più, lo spessore della sua minchia aumentare, fin quando con un urlo proco, sguaiato, osceno, mi sborrò direttamente in gola.«Oooooooh?. Siiiii godoooo, ooooooh tiè troiaaaaa, bevi frociooo beviiii?.». Le ultime schizzate furono accompagnate da violenti spinte. Ingoiai tutto, anche in questo ero brava. Che buon sapore che aveva la sua sborra, diversa dalle altre che avevo bevuto. Pian piano il suo cazzo perse vigore nella mia bocca. Si sedette nuovamente sulla tazza del cesso dopo aver preso dai pantaloni un pacchetto di sigarette. Ne accese una guardandomi a terra, ancora in ginocchio completamente nudo. Avevo il cazzo duro per l?eccitazione, ma quel silenzio mi fece capire che i miei servizi erano finiti. Feci per prendere la tuta ma disse:«Cazzo fai troia?»«ehm? vado via,signore?»Fece qualche altra tirata alla sua sigaretta, guardandomi con disgusto.«Statti qua che mo ti faccio il culo, che pensi che ho finito?»La cosa riportò il mio cazzo, che ormai si stava sgonfiando, su.«Guarda come si eccita la troia? ma dove cazzo vai con quel cazzo tra le gambe? Ma tu sei solo frocio o ti scopi anche le femmine?»«Mi piacciono solo gli uomini ?»«E si vede che sei solo finocchia? ma sei brava, migliore di quelli che mi sono fatto in galera».«Se ne è scopati molti?» «Ehi bella io non sono frocio! Non ti mettere strane idee in quella testa di cazzo. In galera per forza, o a seghe o a froci. Ora sto ai domiciliari e devo fare il manutentore qui al parco. E per sfogarmi o devo pagare delle mignotte o mi devo scopare i froci come te, che succhiano meglio e sono gratis. Ma solo quelli affemminati come te, che se vedo uno coi peli lo mando a fanculo!»Ciò detto mi rimise i piedi in faccia senza troppi complimenti e mentre li leccavo di tanto in tanto mi colpiva il viso con i palmi.«Quel trattamento gli fece tornare il cazzo barzotto e, con esso, la sua aggressività.«Ma tua madre succhia come te il cazzo?»«Si, mi ha insegnato lei», e riprendevo a leccare. Poi infilai il suo alluce in bocca e glielo succhiai. «La prossima volta fai venire tua madre qui che me la scopo per bene? chissà che figa slabbrata che ha».Non amavo sentir parlare così di mia madre ma la paura di perdermi quel maschio mi fece superare ogni titubanza: si chiama il potere del cazzo.«Va bene signore ?» ripresi a succhiare, «ma a me niente?»«Preferisco quella troia di tua madre; se tu sei così troia figuriamoci lei che ti ha imparato a succhiare». Il suo parlare così sgrammaticato mi eccitava da morire, volevo provocarlo.Smisi di succhiargli i piedi e provai a salire sul cazzo, ma mi fermò.«Vuoi di nuovo il cazzo? Apetta ricchione, fammi vedere quanto sei puttana e rottinculo». Ciò detto si levò il maglione, mostrando un possente petto e dei perfetti addominali. Il tutto ricoperto da un folto pelo. Mi prese nuovamente per i capelli e portò la mia bocca ai suoi capezzoli. Glieli succhiai avidamente. Poi passai la mia lingua tra i pettorali e sui suoi addominali. Sapeva di sudore, di maschio. Non potetti contenermi e cominciai a mugolare mentre lo leccavo. Sembravo una cagna che beve dalla ciotola dopo una estenuante corsa. Non mi fermavo più. La mia lingua esplorò ogni centimetro del suo corpo. Non contento, volli ancora di più. Cominciai a leccare il suo pettorale e poi portai la mia lingua famelica tra il braccio e il dorsale. Lo stronzo capì e sollevò il braccio; dalla nuca spinse la mia testa sotto l?ascella pelosa e cominciai a leccare con una foga mai avuta prima. Che odore acre di sudore maschio. Mentre lambivo il suo sottobraccio emettevo versi di godimento:«Mmmm si? mmm»,«Che cagna di merda, proprio che ti piace fa la troia? che cesso di merda, non ho mai visto na fogna di frocio come a te. Ora ti do io ciò che ti serve». Mi fermò e si alzò. Si voltò e si piegò a pecora appoggiandosi sul muro.«forza ricchione, leccami il buco del culo» .Avevo di fronte un culo sodo e peloso. I folti peli partivano dallo spacco delle chiappe in direzione perpendicolare ad esso, come un fiume ed i suoi emissari. Mi fiondai con la faccia su quel culo da favola, Infilai pure il naso tra le chiappe e feci partire la lingua. Sentii un odore forte di sudore ma, come detto prima, mi abituai presto e glielo leccai per bene, a fondo.«Dai ricchione fammi il bidet con la lingua? si dai frocia di merda? culattone? rottinculo». Avrei continuato così per ore ma si alzò di s**tto, cambiò posizione mettendosi dietro di me, mi prese dalle spalle e mi fece mettere a pecora come fino a qualche istante prima stava lui. Si piegò sulle gambe, divaricò con violenza le mie chiappe e sputò sulla mia fighetta anale.«Mamma che bel culo da femmina che hai, io te lo spacco, io te lo rompo brutto frocia del cazzo». Non finì sta frase che mi mollò un ceffone forte, violento cattivo sulla chiappa destra; poi sulla sinistra. Cominciò a schiaffeggiarmi il culo mentre me lo lappava con la lingua. Si alzò e continuò a schiaffeggiarmi forte, lo sentivo che bruciava.«Basta ti prego mi fai male?». Ma forse avrei fatto bene a non dirlo. Mi prese per capelli e, tirandomeli, mi fece rimettere in piedi. La sua bocca era accanto al mio orecchio:«e ti devo fare male finocchio del cazzo, non vi piace a voi froci essere violentati? E io mo ti spacco il bucio del culo. Mi fece piegare di nuovo. Sputò sul suo cazzo e con un colpo secco, deciso, me lo piantonò in culo. Per fortuna ero stata già fottuta a dovere perché, se fosse stata la prima volta, sarei potuta morire. Nonostante l?elasticità della mia rosellina emisi un grido di dolore. Ma lui parve insensibile a miei lamenti. Mi prese di nuovo per capelli e cominciò a stantuffarmi come una macchina. «Prendi sto cazzo? vai puttana godi ? cosi dai ? mi scopo pure tua madre?» Dove trovasse la forza per scoparmi e parlare non lo so. So solo che io ero ormai in balia del piacere. Sentivo il suo cazzo allargarmi l?intestino, il suo fare rude e violento aumentavano la mia eccitazione:«siiii, siii, scopami? sono il tuo frocio, la tua puttana? sfondami il culo? sfondami?».Benchè fosse domenica mattina e fosse molto presto le nostre grida di goduria avrebbero potuto insospettire qualcuno ma, travolti dal piacere, non ci interessammo minimamente. I colpi del giardiniere erano forti, violenti, ormai me lo aveva ficcato tutto dentro. Sentivo le sue palle sbattermi sulle chiappe. Il suo sudore cadermi sulla schiena. Mi tirava ancora per capelli e con l?altra mano mi schiaffeggiava il sedere voglioso. «Che culo da troia, che puttana? ti spacco frocio di merda, io ti spacco?. Puttana? troia? latrina di merda?» ogni insulto era accompagnato da un affondo più potente. Io non avevo più fiato per parlare, ansimavo di piacere con gli occhi chiusi.«Siii, mmm, si? così».«ah si? prendi? ti piace il mio cazzo eh? Ti piace brutta frocia??»«Si? dai signore? sono il tuo frocio? scopami come una troia? siiii».«Prendii puttana? cagna? schifoso ricchione? puttana? troia? frocio?.»Il giardiniere aumentò il ritmo delle spinte. Il mio culo ormai era aperto, oscenamente dilatato. Io ero in estasi. Non sentivo dolore ai capelli, ma solo un piacere immenso che da dentro il culo si irradiava per tutto il corpo. Gli ultimi affondi furono i più forti. Sborrò dentro di me con un grido forte, maiale:«Godo, godo? sborro trooiiiaaaa» E venne dentro di me. Sentì la sua sborra calda invadermi le interiora. Quella sensazione provocò anche una mia sborrata che finì a terra. Il giardiniere rimase ancora con il cazzo nel culo fin quando si ammosciò e me lo tolse fuori. Cominciò a colare lo sperma dal culo. Lo raccolse con le dita, mi voltò, sempre tirandomi dai capelli, e me lo fece ingoiare. Leccavo le sue dita come un ?assetata che trova l?acqua dopo una settimana nel deserto. Dopo cominciai a sentire il dolore alle gambe e al culo e mi accasciai a terra, affianco al cesso. Sollevai il mio sguardo in cerca del suo. Mi guardò con profondo disgusto, schifato.«che frocia di merda?»e mi sputò, per l?ennesima volta. Ero stanca ma soddisfatta.«Brutta troia, le troie come te servono solo a svuotare i coglioni lo sai?»«Si lo so?»Abbassai la testa, stanca. Poi improvvisamente sentii un fiotto caldo sulla testa. La alzai e vidi che aveva cominciato a pisciare, puntandomi il cazzo in faccia.«Bevi cagna, so che vuoi pure il piscio».Aprii la bocca cercando di ingoiare quanta più urina potessi. Ma non ce la feci ad ingoiarla tutta. Mi sporcò i capelli e il corpo. Puzzavo tremendamente.Il giardiniere, poi, si rivestì senza dire nulla e se ne andò lasciandomi a terra ricoperta di piscio e col culo grondante sperma.Mi rialzai, mi asciugai come meglio potei con della carta igienica e mi rivestii. Fortunatamente al parco non c?era nessuno. Tornai a casa e mi feci una doccia.I giorni seguenti tornai spesso al parco nella speranza di rincontrarlo ma il mio giardiniere non c?era. Dopo una decina di giorni al telegiornale regionale una notizia attirò la mia attenzione: uomo di 35 anni, non aveva rispettato i domiciliare ed era stato condotto nuovamente in carcere. Vidi la sua foto. Era proprio il mio bel galeotto.


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